“Chi si fa i fatti suoi campa cent’anni”  

(E muore con cento ingiustizie sotto casa)


La filosofia dell’autoconservazione

È un vecchio detto siciliano, quasi un proverbio nazionale:

“Cu si fa i cazzi soi, campa cent’anni.”

Tradotto in italiano: chi si fa i fatti suoi, vive a lungo.

È la filosofia dell’autoconservazione, del non esporsi, del “non immischiarsi”.

Un atteggiamento che ha fatto scuola in Italia: evita lo scontro, proteggi la tua quiete, non disturbare l’ordine apparente.

Ma è anche la radice di molti dei nostri mali civici: l’omertà, l’indifferenza, la tolleranza dell’abuso.

Perché, in fondo, chi non si espone crede di salvarsi.

Solo che nel silenzio si salva solo il colpevole.


 Dall’altra parte dell’oceano

In America, invece, vale quasi il contrario:

“What happens in your neighbor’s yard is your business too.”

Ciò che accade nel cortile del vicino riguarda anche te.

Non è pettegolezzo, è responsabilità.

La logica è semplice: una comunità non si tiene in piedi con le leggi, ma con le persone che le fanno rispettare.

È l’etica dell’azione: se vedi qualcosa di sbagliato, intervieni o segnala.

Perché il danno di uno — lasciato correre — diventa presto un problema per tutti.

Il cittadino è parte del sistema di sicurezza collettiva, non spettatore del disordine altrui.


Due mondi, due conseguenze

Nel modello americano l’individualismo convive con il senso civico:

“ognuno per sé” ma dentro un contesto di regole condivise.

Nel modello italiano, invece, l’individualismo diventa difesa passiva:

“ognuno per sé” e che gli altri si arrangino.

Da noi si preferisce sopravvivere in pace piuttosto che vivere nella giustizia.

Là, invece, si accetta il conflitto come prezzo della libertà.

Per questo il cittadino americano denuncia,

il cittadino italiano scuote la testa e dice:

“Eh, tanto lo fanno tutti.”


Il prezzo del silenzio

Il proverbio siciliano è nato in un mondo dove esporsi significava rischiare la vita.

Ma nel tempo è diventato un alibi morale.

Chi si fa i fatti suoi campa cent’anni, sì —

ma li campa vedendo gli stessi abusi ripetersi,

gli stessi furbi prosperare,

gli stessi onesti arrendersi.

La cultura americana, con tutti i suoi limiti, ha un pregio:

trasforma la segnalazione in valore, non in tradimento.

Chi denuncia un illecito non è “infame”, ma responsabile.

Chi resta zitto, non è prudente: è complice.

Forse dovremmo riscrivere il vecchio detto così:

“Chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni.

Ma in un Paese che non cambia mai.”

E capire che occuparsi del cortile del vicino non è invadenza, è civiltà.

Perché se non si difende il perimetro comune,

prima o poi il marcio arriva anche al nostro portone.

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